Laureata in Lettere Moderne presso l’Università di Genova, ha conseguito il Diploma di Perfezionamento in Filosofia presso la stessa Universita’ nel 1984, sotto la guida del Prof. Alberto Caracciolo.
Gia’ docente di Materie Letterarie nella Scuola Secondaria e di Storia della Filosofia presso Istituti Teologici, ha collaborato attivamente sino ai primi anni del Duemila con il Dipartimento di Filosofia dell’Universita’ di Genova in qualità di Segretaria dell’ Associazione Filosofica Ligure e con l’Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi nell’organizzazione di conferenze, convegni e corsi di aggiornamento per docenti.
La formazione umanistica, favorita anche dall’ambiente familiare dalla presenza del padre Mario insigne violinista , e il lungo periodo di insegnamento, hanno sviluppato i suoi interessi prevalentemente in relazione a tematiche inerenti la filosofia, l’arte, la religione, la storia, l’etica e i problemi della comunicazione e dell’ educazione. L’orientamento di pensiero in cui si inquadrano tali tematiche può essere ricondotto alla lezione dei classici, rivisitati nell’ottica dell’attuale contesto culturale, e alle filosofie dell’esistenza dal Novecento ai nostri giorni.
Ha tenuto numerose conferenze presso qualificate istituzioni quali l’Accademia Ligure di Scienze e Lettere e l’Accademia Internazionale di Estetica di Rapallo ed e’ autrice di numerosi articoli, recensioni e saggi presso accreditate riviste culturali e importanti sodalizi. Ha partecipato come consulente scientifico ai lavori del Centro Internazionale di Studi Lombardi di Olginate ( Lecco) ed è tra gli studiosi dei violini storici conservati dal Comune di Genova.
Il 5 novembre 2015 ha fondato l’ASSOCIAZIONE CULTURALE MARIO RUMINELLI con sede in Domodossola presso la Biblioteca Comunale “Gianfranco Contini” in via Rosmini n.20.
(Ardea Roma 1995)
(Genova 1996)
(Genova 1998)
(Genova 2000)
(Roma 2001)
(Genova 2004)
(Genova 2005)
(Genova 2005)
(Roma 2008)
(Roma 2013)
(Genova, novembre 2014)
Ardea (Roma) 1995
Abelardo Editrice
Uno studio del pensiero di Alberto Caracciolo, condotto sull’analisi dei testi e sul filo della memoria di un indimenticabile Maestro.
Genova 1996
Accademia Ligure di Scienze e Lettere
Collana di monografie
La storia del violino legato da Paganini per testamento alla città di Genova perché fosse “ perpetuamente conservato”.
Genova 1998
Compagnia dei Librai
In questo saggio si intende evidenziare come il religioso sia dimensione costitutiva della coscienza umana nella complessità delle sue facoltà. Il riconoscimento di tale dimensione comporta il superamento del nichilismo e prospetta la speranza metafisica.
Genova 2000
Ecig
Le illustri origini dell’Associazione Filosofica Ligure e il fatto che sia riuscita a mantenersi vitale per più di mezzo secolo unicamente sulla base del concorso libero e disinteressato dei suoi membri, ha fatto riflettere sulla sua opera, che è parsa degna di una considerazione forse maggiore di quella che fino ad ora le è stata attribuita. Nel panorama culturale del Novecento non può mancare l’evidenziazione della sua presenza, che è stata centro di pensiero ed occasione di incontro di grandi maestri e di eminenti studiosi.
Roma 2001
Armando
L’autrice del saggio propone la definizione di filosofia come “ricerca dei principi”sulla traccia di un’antica tradizione, ma anche sulla base dell’attuale contesto culturale. In questa direzione viene introdotta un’analisi sui rapporti della filosofia con le altre forme della conoscenza e con le diverse epoche storiche.
Genova 2004
Ecig
Una ricerca filosofica profonda e diramata in molte dimensioni sono queste Riflessioni sulle arti che si concretizzano nel pensiero artistico di Paola Ruminelli. Riflessioni che scavano fino alle scaturigini dell’arte, del concetto di perfezione fino al giudizio estetico attraverso considerazioni sui suoi valori di conoscenza,di rappresentazione, di comunicazione, sulle relazioni che l’uomo nel suo insieme di fisicità e spiritualità tesse con l’Arte.…le riflessioni della Ruminelli coinvolgono moltissimi aspetti del pensiero di vari filosofi, dai grandi greci ai pensatori contemporanei, tra i quali molti si sono posti interrogativi sull’essenza dell’Arte, ma interpellano anche le idee di letterati e di poeti italiani, europei, americani intervenuti con voci e intonazioni diverse su questo problema(dalla Prefazione di Giuliana Biavati, storico dell’arte). ).
Genova 2005
Ecig
Prefazione di Danilo Veneruso, docente di Storia contemporanea Univ. di Genova.
Dalla relazione come principio rinvenibile alle radici della vita, il saggio risale alla relazione originaria con la Trascendenza, fonte della realtà del mondo e costitutiva dell’uomo stesso. In questa ottica sono considerati temi quali la creazione, la libertà, la salvezza, il valore della vita, cercando di superare le spinte nichiliste particolarmente emergenti nell’attuale contesto. L’argomentazione è condotta in dialogo con noti pensatori del ‘900 senza peraltro dimenticare i grandi maestri del passato, nella convinzione che la comunicazione della verità non conosca limiti temporali e che il confronto tra prospettive, sia pur distanziate nel tempo, arricchisca il pensiero, aprendo a più ampi orizzonti.
Genova 2005
Raccolta artigianale
Estratti dagli Atti del Centro Internazionale di Studi lombardi S. Maria La Vite Olginate
Fondatrice e Presidente Professoressa Giuditta Podestà.
Roma 2008
Armando
Il nichilismo, il relativismo e il materialismo,che caratterizzano il nostro tempo, ci hanno resi consapevoli della condizione di precarietà e di finitezza in cui noi tutti, in quanto viventi,versiamo. Il gusto stesso della vita è venuto meno in un mondo in cui le meraviglie della tecnica e il dilagante edonismo, connesso alla società dei consumi, non riescono a vincere l’angoscia di un esistere che appare privo di senso, nel vuoto della solitudine e in balia del capriccio del caso. Affidandoci esclusivamente alla razionalità scientifica, vanto del mondo moderno che però non è in grado di offrire orientamenti di vita, ci precludiamo la possibilità di un’ effettiva ricostituzione dell’umano. Occorre il concorso di tutte le modalità della coscienza- dalla filosofia alla religione , all’arte, alla pratica della comunicazione – ai fini di elaborare un Nuovo Umanesimo, rispondente alle spinte spesso drammaticamente contrastanti, che la complessità dell’attuale contesto storico comporta. Un Umanesimo consapevole della fragilità dell’uomo, ma insieme aperto alla speranza metafisica.
Roma 2013
Armando
Questo saggio si propone di richiamare l’attenzione su quelli che sono i problemi di fondo che da sempre inquietano la umana coscienza quali il mistero dell’essere e il senso della vita. Nel nostro tempo tali problemi sembrano oscurati dall’invadenza delle conquiste tecnologiche, ma l’incalzare di molteplici e sempre più pressanti eventi,ascrivibili in parte proprio allo stesso progresso, rendono necessario il ricorso al Pensiero per una garanzia di sopravvivenza in un mondo che sembra farsi sempre più ostile nei confronti dell’ umano.
Genova 2014
ECIG
In un contesto quale il nostro se gnato dal tramonto dei valori tradizionali e attraversato da istanze confuse di cambiamento, il discorso sulla ragione e la fede viene facilmente rimosso. In realtà ragione e fede sono componenti strutturali della coscienza che, se non adeguatamente coltivati, mettono a rischio la stessa integrità dell’umano.
Per quanto riguarda il mondo occidentale, nello sviluppo del quale il Cristianesimo ha svolto un ruolo determinante, riconsiderare la ragione e la fede in riferimento al travaglio del nostro tempo è un’operazione difficile ma necessaria a cui non ci si deve sottrarre. Se i principi della fede sono immutabili, diverso è l’ambiente storico nel quale vanno inseriti e diverso l’approccio interpretativo che li può rendere accessibili e rispondenti alle ricorrenti esigenze di verità, che sempre si ripropongono nel succedersi delle generazioni.
Il discorso sull’immortalità dell’anima non può essere trattato che in ambito metafisico. L’immortalità è collegata all’esistenza di un Dio onnisciente e onnipotente che la può garantire. Lo stesso Kant, che riteneva che la metafisica tradizionale non avesse basi scientifiche, nella Critica della ragion pratica, trattando dell’autonomia della ragione pura pratica, ovvero della libertà della volontà, fa rientrare, in certo modo, la metafisica. Quelle che nella Critica della ragion pura erano solo idee della ragione speculativa(libertà,immortalità dell’anima e Dio) sul piano pratico appaiono postulati necessari per spiegare la legge morale, che di per sé è una realtà oggettiva.
I viventi hanno una essenza formale che nasce e si dispiega fino a quando con la morte si disperde. Gli appartenenti alla specie umana hanno però coscienza dell’assoluto a cui è estraneo ogni tramonto così che, in un certo modo, ne sono partecipi. Si dice quindi che l’anima umana è immortale in quanto tra l’uomo e l’assoluto vi è una relazione che non può mai venir meno, dato che uno dei termini di questa relazione ne garantisce l’inscindibilità. Con la morte , anche se privo della sua corporeità, l’uomo non può dissolversi per tale appartenenza alla relazione con la Trascendenza divina. Ciò che di lui resta si lega alla sua essenzialità, vale a dire alla sua configurazione prima che è la libertà, che ne ha permesso il suo estrinsecarsi come alterità rispetto all’assoluto, resta cioè quello che lui ha voluto fare della sua vita e del suo esserci. Con la morte l’anima entra nella dimensione dell’eternità segnata del suo essere stata nel mondo, frutto della sua libera scelta C’è quindi sempre un rapporto, come la dottrina cristiana insegna, tra i vivi e i morti che nel loro eterno riposo rimangono relazionati alla vita a cui appartenevano.
Il cristianesimo insegna inoltre che la morte non è il traguardo finale. Dio, come ha insegnato Cristo maestro, è il Dio dei viventi. Se la morte per i giusti è riposo eterno illuminato dalla luce perpetua, alla fine del tempo ,quando con la resurrezione la vita ritornerà, il divenire irromperà nell’eterno e, kantianamente, senza più consunzione ed affanno sarà una crescita infinita nella santità.
maggio 2016
Dio è assoluta perfezione e onnipotenza, ma come può consentire che un esercito di diavoli e di peccatori possano oscurare il suo creato quando sarà risorto nell’eternità del grembo divino?
Certamente non c’è da dubitare dell’esistenza dell’Inferno, fuoco ardente, separato dal cielo da un abisso invalicabile ove, come dice Gesù,vi è pianto e stridor di denti, ma già a partire dalle prime elaborazioni del pensiero biblico presso i catechisti della Scuola alessandrina si poneva il problema se l’Inferno potesse esistere per l’eternità. Secondo Origene, grande esponente di tale Scuola sostenitore di una conciliazione fra filosofia e fede cristiana, Dio, per sua bontà, dopo il giudizio universale richiamerà tutti i dannati , reintegrandoli attraverso la loro purificazione nel corso di infiniti secoli trascorsi in infiniti universi fino a quando la fine sarà come il principio della creazione (apocatastasi).
D’altra parte S. Francesco nel suo famoso Cantico delle creature distingue tra sora nostra morte corporale, a cui nessuno può sfuggire perché inclusa nel divenire della vita, dalla morte secunda, che toccherà a quelli che saranno stati trovati nei peccati mortali e particolarmente, come dice Gesù, nel la colpa irredimibile della bestemmia contro lo Spirito Santo, che è forza d’ amore che conferisce la vita eterna. Se l’uomo conferma nell’ultimo istante della sua vita mortale il rifiuto di Dio, la Misericordia divina non ne forzerà la volontà ,che il creatore stesso ha voluto libera per ciascun uomo. Se molto ai molti peccatori sarà perdonato nel Giudizio universale alla fine del tempo, in cui niente potrà sfuggire alla Giustizia divina , a coloro che hanno commesso tale colpa non resterà che l’autodistruzione perché deliberatamente hanno optato per la morte secunda ovvero per il non essere.
In questo rifiuto consisterebbe, richiamando il titolo di un noto libro del pensatore S. Quinzio, La sconfitta di Dio, costretto a rinunciare a parte della sua creazione , che preferisce il non essere al porsi in relazione con l’alterità divina ? Ma forse non è così : tale perdita non è una sconfitta del creatore perché il principio della creazione non coincide con la sua fine. La creazione è tutt’ora una possibilità in atto secondo un cammino di libertà, che richiede la compartecipazione della creatura all’avvento del Regno e non ha una conclusione predefinita. Dio vuole gli eletti come esseri liberi, che hanno consapevolmente scelto di collaborare con l’eterno Fattore per entrare nello splendore senz’ombra della sua gloria.
settembre 2015
Se, come sostiene Caracciolo, l ’apriori dell’eterno impronta tutto il nostro agire ed esistere, dalla conoscenza al sentire fino a livello della sensibilità, che nell’essere umano è inscindibile dalle facoltà soprasensibili, tutti gli uomini hanno l’idea dell’assoluto e dell’eterno. Le metafisiche che teorizzano tale idea sostanzialmente si possono raggruppare secondo due concezioni , l’una che evidenzia l’immanenza dell’Assoluto in ogni aspetto della realtà, l’altra che ne privilegia la trascendenza in rapporto all’essere esistente. Concezioni che si sono riproposte sia in Oriente che in Occidente in tutti i tempi della storia sia pure con modalità diverse.
Delle prime si può dire che tematizzano l’Assoluto a livello orizzontale come presenza fondante la realtà di cui fa parte anche l’uomo , che può liberamente aderire all’ordine che dall’Assoluto discende per trovare il suo compimento .Dalla natura naturata , come ritiene Spinoza , l’uomo, mediante l’amore intellettuale di Dio,si può elevare alla natura naturans, raggiungendo il bene supremo della beatitudine. Oppure può, come per Hegel, innalzarsi per gradi dal finito sino allo Spirito Assoluto che, attraverso l’arte, la religione e la filosofia, si realizza nella sua pienezza. In queste concezioni la presenza del male come sofferenza e come peccato possono diventare strumenti di elevazione attraverso lo sforzo umano di superare i limiti del finito.
Nel secondo gruppo, che ha trovato una precisa formulazione nell’area giudaica- cristiana attraverso l’idea di creazione , l’Assoluto è in relazione con il finito, ma secondo una separazione che attribuisce valore strutturale alla libertà per un rapporto di faccia a faccia con Dio,come direbbe Levinas, sottraendosi all’ateismo della chiusura nel sé.
D’altra parte se nell’immanenza non è negata una tensione alla trascendenza nel momento etico per il passaggio dall’io empirico all’Assoluto, l’idea della trascendenza non esclude l’immanenza divina perché la relazione metafisica avviene sempre in Dio, che per il credente sostiene tutto l’essere.
Nella riflessione metafisica, aristotelicamente intesa quale scienza delle cause e dei principi primi, trascendenza ed immanenza sono modalità in realtà sempre intrecciate sia pure con varietà interpretative, che possono sembrare contraddittorie, ma che derivano da modalità di approccio diverse di uno stesso problema. Forse l’ evidenziazione della complessità del rapporto con il divino può allargare i nostri orizzonti ai fini di una metafisica in grado di dare alla ragione sempre più appaganti risposte.
settembre 2015
Tra le domande fondamentali che affiorano nella coscienza umana ricorrente è l’interrogativo sulla realtà di cui l’uomo si trova a far parte. Perché questo succedersi di forme, che continuamente si dissolvono ? Perché questo continuo divenire che muta continuamente senza una ragionevole giustificazione?
Evidentemente l’uomo sa cogliere la precarietà della realtà e il destino di morte che incombe su tutte le forme viventi, in quanto in lui vi è una innata consapevolezza dell’essere e dell’eterno, che è contraddetta dalla realtà sensibilmente esperibile. All’istinto di conservazione , che spinge gli animali non solo alla difesa della propria vita, ma anche alla riproduzione della specie, nell’uomo si manifesta, come disposizione primaria della psiche, la tensione al persistere dell’essere,che lo induce a considerare il divenire sulla misura dell’assoluto rilevandone la differenza. L’uomo appartiene alla natura, ma insieme la sopravanza perché in lui è inscritto l’ideale della perfezione .Grazie a questo ideale egli si confronta con il mondo e lo giudica alla luce della sua interiorità, che è libertà dalle discontinuità e dai limiti del divenire. Per tale libertà egli ha la possibilità di non lasciarsi coinvolgere dal fluire della realtà, ma di orientarsi secondo quella razionalità che gli deriva dall’immagine dell’assoluto che è in lui e che gli garantisce l’ autentica realizzazione del sé. L’uomo, il vivente più indifeso della natura, si pone il problema dell’essere del cosmo e del suo stesso esserci, spinto da un’ansia di infinito e di eterno, che si ripete di generazione in generazione.
maggio 2015
Filosofia e scienza derivano entrambe dall’attitudine umana a trascendere il cosmo e quindi dalla struttura fondamentalmente metafisica dell’uomo. Se però hanno la stessa origine diverso è l’oggetto del conoscere scientifico da quello filosofico. La scienza vuole spiegare il divenire, la filosofia vuole coglierne l’origine e il fine e intenderlo nella sua totalità. La scienza ha come oggetto il mondo fisico, che indaga mediante i suoi calcoli matematici e controlla sperimentalmente, la filosofia ha come oggetto il mondo dell’interiorità umana che studia con il pensiero, riflettendo su sé stesso, ossia sulla sua emergenza sul cosmo.
Tra scienza e filosofia non c’è però incompatibilità in quanto si tratta di due forme di conoscenza diversamente orientate, ma integrabili attraverso la riflessione se riteniamo che la realtà di cui siamo parte sia un depotenziamento voluto dall’assoluto divino e che come tale porti in sé inscritta una razionalità, che le permette di costituirsi nello scorrere del tempo. Nell’assoluto, di cui l’uomo porta in sé l’immagine, avverrebbe un depotenziamento, che produce una realtà altra ,realtà sussistente in quanto in relazione con l’assoluto di cui è riflesso e in cui è immessa e sostenuta, ma libera nel suo dispiegamento. L’alterità creata si realizza nella libertà, come divenire e come precarietà, come fluire e decadere continuo di forme che si conformano più o meno compiutamente all’immagine della perfezione divina, che essa intuisce in sé. Scienza e filosofia possono procedere insieme nella ricerca che è loro propria, partendo da differenti punti di approccio quello fisico e quello metafisico, quello che utilizza le ipotesi scientifiche e quello che rimanda alle strutture fondamentali della coscienza, nel comune sforzo di arrivare ad una conoscenza sempre più appropriata dell’esistente.
maggio 2015
Dal punto di vista scientifico Dio, in quanto assoluto, da intendersi come ciò che è in sé , sostanza vivente ed infinita che tutto contiene, è indimostrabile perché non può essere contenuto dal divenire, che è oggetto specifico della ricerca scientifica. Anche se lo scienziato è costretto ad ammettere che esistono delle costanti cosmiche che reggono tutto il fluire delle forme, il riconoscimento o meno di una intelligenza trascendente o immanente all’universo non è un risultato scientifico, ma è un atto proprio dell’uomo in quanto capace di intuire l’assoluto. La dimostrazione dell’esistenza di Dio è propriamente un problema filosofico perché presuppone una attitudine metafisica.
Particolare è il caso dei mistici che, attraverso un processo di superamento dell’io, arrivano ai margini del divenire sino al luogo estremo in cui si risolve nel nulla, nulla che non è vuoto come sostengono i nichilisti, ma pienezza di assoluto. Posizione questa che supera la condizione umana tra finito e infinito nel rapporto diretto con Dio e pertanto incomunicabile dalla debolezza umana. Anche la fantasia, che pure è la più libera delle nostre facoltà, non riesce ad esprimere, come riconosce anche Dante nella cantica del Paradiso, la visione mistica, che ci strappa dal finito.
Per credere nell’esistenza di Dio , che platonicamente ci appare come alterità di Bene, trascendenza da cui derivano la sostanza e l’essere stessi, somma verità per S. Agostino e S. Tommaso e, cartesianamente idea innata di una sostanza infinita eterna, immutabile, indipendente, onnisciente, ci soccorre la fede religiosa,che rende accessibile a misura della condizione umana, la sua esistenza. Le religioni che l’uomo di ogni tempo ha praticato e pratica derivano dalla fede in una perfezione ,che l’uomo,in quanto uomo, porta inscritta strutturalmente nella sua coscienza.
Tutti gli uomini sanno, a differenza degli altri viventi, che il loro è un destino di morte e, come la scienza presume, tale destino comprende l’universo intero, che un giorno scomparirà con le sue stelle e i suoi pianeti,ma tutti hanno bisogno di credere in una qualche ragione che giustifichi la vita. Chi si avvale di una risposta filosofica, chi si appella ad una ideologia, chi si dedica al servizio umanitario, chi crede nelle possibilità della scienza quale rimedio ad ogni umana esigenza. Anche le religioni nascono come risposta a questa innata ricerca di senso, e la prospettano come certezza che orienta tutto un cammino di vita .
L’adesione ad un credo religioso può diventare, se frutto di una convinzione personalmente acquisita, la risposta più appagante ai dubbi della ragione nei confronti del mistero dell’essere, naturalmente qualora la fede non diventi strumento della volontà di potenza, rinnegando il rapporto originario di relazionalità che lega l’uomo a Dio e tutti gli uomini tra loro e con la natura.
maggio 2015