25 Lug Il curatore della mostra di De Chirico e De Pisis ‘guida’ d’eccezione sabato 28
grande richiesta, visto anche il successo di pubblico della prima settimana di apertura per la mostra De Chirico | De Pisis La mente altrove, sabato 28 luglio il curatore Antonio D’Amico accompagnerà tutti i visitatori interessati in una speciale visita guidata alla scoperta dei due grandi maestri del Novecento Giorgio De Chirico e Filippo De Pisis per la prima volta messi a confronto con le nature morte del Seicento Napoletano.
La mostra realizzata dal Comune di Domodossola, in collaborazione con la Fondazione Ruminelli e l’Associazione Musei dell’Ossola, attraverso una quarantina di opere provenienti da prestigiose collezioni private italiane ed estere invita a entrare in contatto con il mondo figurativo e onirico dei due artisti, esponendo tele che raffigurano i temi consueti del loro repertorio: le nature morte, animate per De Pisis e inanimate in De Chirico, le vedute cittadine, in cui si scorgono a volte piccoli o grandi personaggi che vivono nel silenzio dello spazio, e i ritratti – in cui grazie allo strumento pittorico, i due artisti comunicano una personalissima percezione del tempo, inteso come un eterno presente e guardano la realtà che li circonda con uno sguardo intimo e psicologico, scoprendo che ogni cosa possiede un’anima e un preciso racconto da mostrare. Inoltre, per la prima volta a Domodossola, è proposto un suggestivo confronto tra le nature morte di De Chirico e De Pisis e quelle napoletane del Seicento di Giuseppe Recco e di Giovanni Battista Ruoppolo
Nel percorso espositivo anche un’inedita ambientazione metafisica, che mette in dialogo una poltrona originale dipinta da De Pisis con gli arredi provenienti dalle collezioni di Palazzo Silva a Domodossola, regalando un’atmosfera sospesa ed evocativa.
Per completare la visione metafisica proposta dalla mostra, un capolavoro silente di Giorgio Morandi, la celebre Natura morta del 1942 che taglia davanti a Carlo Ludovico Ragghianti, un’opera rara e preziosa che testimonia l’amicizia dell’artista con il famoso critico e che allo stesso tempo rappresenta la sintesi di tutta l’esposizione, ossia un modo di intendere l’arte come uno strumento per conoscere sé stessi e per vedere il mondo in cui viviamo con la mente altrove.